Un approccio innovativo che permette di far interagire generazione di energia solare e pratiche agricole, con benefici per le aziende e per l’ambiente: parliamo di agrivoltaico.
Secondo Precedence Research, l’agri fotovoltaico – o agrivoltaico – rappresenta un mercato in grande crescita, che arriverà a triplicare il suo valore nei prossimi anni, passando dai 3,17 miliardi di dollari nel 2021 a circa 8,9 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso di crescita annuale composto del 12,5%.
Che cos’è l’agrivoltaico
L’agrivoltaico – o agri fotovoltaico – consiste nell’uso di un terreno sia per attività agricole sia per la produzione di energia solare. Si tratta di pannelli fotovoltaici di un minimo di 2 e un massimo di 5 m di altezza installati su un terreno agricolo, integrando dunque attività agricole e di allevamento tra le file delle strutture di sostegno dei pannelli fotovoltaici.
Un modello in cui generazione di energia solare e pratiche agricole coesistono, con benefici sia per le aziende interessate che per l’ambiente. Una delle più semplici, ma più efficaci, applicazioni dei principi ESG.
Colture ideali
In base alle linee guida del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, le colture sono suddivisibili in quattro categorie a seconda della loro reazione alla riduzione luminosa.
Le colture “molto adatte” sono quelle colture su cui l’ombreggiatura dei pannelli fotovoltaici ha effetti positivi, come fave, insalata, luppolo, patate e spinaci. Le colture “adatte”, poi, sono colture su cui l’ombreggiatura non ha particolari effetti, né in senso positivo né in senso negativo, come asparagi, avena, carote, cavolo, finocchi, orzo, piselli, porri, ravanelli, sedano, segale e tabacco. Le colture “mediamente adatte” comprendono piante come cipolle, cetrioli, fagioli e zucchine. Le colture “non adatte”, infine, comprendono piante con un elevato fabbisogno di luce, come alberi da frutto, farro, girasole, frumento e mais.
In linea generale, le colture che traggono i maggiori benefici dagli impianti agrivoltaici sono colture di altezza contenuta, come le aromatiche (rosmarino e salvia), le orticole (ad esempio peperoni, melanzane, zucchine), piante succulente (ad esempio l’aloe), piante da frutto ma di bassa statura (come le fragole). Su simili colture, i test hanno evidenziato una crescita della resa tra il 20% e il 60%. Le piante da foraggio, aromatiche e medicinali, inoltre, si sono dimostrate in grado di creare un habitat idoneo agli insetti impollinatori, la cui presenza apporta un contributo fondamentale per la protezione della biodiversità.
Perché puntare sull’agrivoltaico
L’agrivoltaico appare dunque destinato a crescere e portare effetti positivi sulle colture, sul suolo e sul clima. Secondo Precedence Reaserch, il mercato agrivoltaico triplicherà il suo valore nei prossimi anni, passando dai 3,17 miliardi di dollari del 2021 a circa 8,9 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso di crescita annuale composto del 12,5%.
Ma perché investire nell’agrivoltaico?
Innanzitutto, l’agrivoltaico permette una maggiore resa dei terreni coltivati e un minor consumo di acqua per la loro irrigazione. Sono ormai numerosi i test, eseguiti in Paesi come Australia, Grecia, Spagna e Stati Uniti, che hanno evidenziato una crescita della produttività e un taglio dei consumi idrici nei terreni in cui sono presenti impianti agrivoltaici. L’ombra creata dai pannelli solari, infatti, protegge le colture dagli agenti atmosferici estremi e mantiene il terreno più umido, permettendo così un uso più efficiente dell’acqua.
Ma, numeri a parte, scegliere di installare pannelli fotovoltaici su un terreno agricolo vuol dire contribuire ad affrontare e contrastare la crisi climatica e l’innalzamento delle temperature, in una sinergia tra produzione agricola e di energia rinnovabile, risparmio idrico e regolazione del clima locale.