Per definizione la simbiosi industriale è quel processo in cui i prodotti di scarto e i sottoprodotti di un’azienda o di un’attività industriale diventano materie prime per un’altra azienda o per un altro processo produttivo.
Dal 2015 al 2021 il consumo mondiale dei materiali è cresciuto di circa il 13%, più della crescita della popolazione che è stata dell’8% e poco meno della crescita annua del PIL mondiale del 2,2%, a fronte di una crescita annua del consumo di materiali dell’1,9%. Entro il 2050 consumeremo tra le 170 e le 184 Gt di materiali ogni anno.
In un contesto del genere i processi di simbiosi industriale (SI) hanno quindi l’obiettivo di massimizzare il riutilizzo di risorse, normalmente considerate scarti.
La simbiosi industriale a supporto dell’economia circolare
Alla base della simbiosi industriale troviamo il coinvolgimento di industrie tradizionalmente separate che hanno un approccio integrato finalizzato a promuovere vantaggi competitivi attraverso lo scambio di materia, energia, acqua e sottoprodotti.
Oggi la simbiosi industriale viene considerata come una delle principali strategie a supporto della transizione verso l’economia circolare.
Per quale motivo?
Il concetto nasce dall’analogia, proposta dal fisico Robert Frosch, tra ecosistemi naturali ed industriali. Secondo questa analogia i sistemi industriali dovrebbero imitare i processi naturali in cui le risorse sono sfruttate in modo efficiente, minimizzando la produzione di scarti.
Di fatto la simbiosi industriale è uno strumento per la chiusura dei cicli produttivi che punta a riprodurre quanto accade negli ecosistemi naturali.
Infatti se si mettono in collegamento le aziende, è possibile creare una rete di rapporti di interdipendenza in cui, nella massima ottimizzazione del processo, non si creano scarti/rifiuti, che è il focus appunto dell’economia circolare.
Le politiche europee
L’Unione Europea già nel piano d’azione del 2015 aveva incluso la Simbiosi Industriale come come parte integrante della politica industriale e ambientale dell’UE, ritenendola
una delle strategie per stimolare una produzione più efficiente soprattutto per l’industria pesante.
Inoltre nel 2020 la Comunità Europea ha adottato un ambizioso pacchetto sull’economia circolare per incentivare le imprese verso modelli più sostenibili, caratterizzati da un maggior grado di “circolarità” dell’economia locale, promuovendo un approccio integrato, attraverso la collaborazione e le opportunità di sinergia disponibili tra le organizzazioni di uno stesso distretto.
Questo pacchetto si sposa bene anche con il concetto di gerarchia territoriale, che spinge a privilegiare cicli produttivi di chiusura brevi, in quanto meno impattanti sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista sociale e inoltre maggiormente gestibili e integrabili.
I fattori chiave della Simbiosi Industriale
I fattori chiave della Simbiosi Industriale sono:
- lo scambio di sottoprodotti/rifiuti, ovvero l’uso di materiali tradizionalmente scartati o rifiuti, come sostituti di materie prime o prodotti commerciali;
- la condivisione di infrastrutture e i servizi come ad esempio i sistemi di fornitura di acqua, energia o calore o impianti di trattamento delle acque reflue;
- l’utilizzo congiunto di servizi accessori e servizi non direttamente correlati al core business di un’azienda; ad esempio la soppressione degli incendi, la sicurezza, la pulizia, la ristorazione, la gestione dei rifiuti.
Definiti i fattori alla base del processo di SI, a seconda del tipo di organizzazione, si possono realizzare diversi modelli:
- Le esperienze di sviluppo di distretti di simbiosi industriale, ossia sistemi di relazioni tra imprese che realizzano interventi per ottimizzare e chiudere i cicli produttivi. Tali sinergie nascono senza una programmazione, ma grazie ad accordi stretti tra due siti industriali per lo scambio di materia, energia o servizi.
- I Parchi Eco-industriali, ossia collaborazioni tra aziende che nascono da una specifica pianificazione e prevedono una gestione orientata specificatamente alla simbiosi industriale.
- Le Reti per la Simbiosi Industriale, ossia strumenti che consentono l’incontro tra interlocutori per la domanda e l’offerta di risorse e servizi. Questo modello, a differenza dei primi due, ha meno vincoli e offre quindi la possibilità di realizzare interventi variabili nel tempo.
I benefici del processo di SI
Quali sono quindi i benefici della simbiosi industriale?
Possiamo dividerli in vantaggi dal punto di vista economico e vantaggi dal punto di vista ambientale e sociale.
A livello economico possiamo considerare:
- aumento del fatturato aziendale;
- riduzione dei costi di approvvigionamento, produzione, gestione rifiuti, trasporto;
- accesso a sistemi fiscali più vantaggiosi.
Dal punto di vista ambientale:
- riduzione dell’impiego di materiali, energia ed acqua di origine vergine;
- riduzione della produzione dei rifiuti;
- riduzione delle emissioni di CO2
Il processo di simbiosi industriale è un approccio win-win che porta vantaggi non solo alle imprese ma anche alla collettività, ad esempio con l’introduzione di nuovi posti di lavoro.
Le competenze e le capacità richieste per l’instaurazione di una simbiosi industriale tra potenziali attori potrebbero essere fornite da un soggetto terzo che può svolgere un ruolo chiave nel facilitare e promuovere la simbiosi industriale.