La crisi energetica che stiamo attraversando porta sempre più cittadini a chiedersi se si possa davvero fare a meno del gas. Se, a livello internazionale, la questione è ancora molto complessa, nel nostro piccolo possiamo sicuramente intraprendere delle azioni per ridurre la nostra dipendenza dal metano. Certo, non tutti partono avvantaggiati. Si fa presto a parlare di autonomia energetica in una villetta monofamiliare; ben diverso è il discorso in condominio, fra spazi comuni limitati, assemblee interminabili e burocrazia.
Scopriamo insieme come muoverci.
Sostituire il fornello a gas: facile!
Scegliere di diventare indipendenti dal gas naturale vuol dire individuare nuove soluzioni per la cottura del cibo, la produzione di acqua calda sanitaria e il riscaldamento. Partiamo dalla sostituzione dei fornelli, l’intervento più semplice.
Per sostituire il fornello a gas con un piano di cottura a induzione o forno elettrico, non avremo bisogno di alcun benestare degli altri condomini. Ricordiamo infatti che l’allaccio del gas non avviene a livello di condominio, ma di singolo appartamento; ciò vuol dire che potremo tranquillamente optare per un sistema a induzione senza compromettere la fornitura del vicino.
Produrre acqua calda sanitaria: fattibile.
Passiamo ora alla produzione di acqua calda sanitaria. Poiché trovare sistemi centralizzati di Acs è piuttosto raro, concentriamoci sullo scenario più probabile, quello in cui l’acqua calda sanitaria è prodotta in autonomia dal singolo appartamento tramite boiler elettrico o caldaia a gas.
In questo caso, potremo sostituire il boiler con una piccola pompa di calore adibita alla sola produzione di acqua calda sanitaria. La decisione resta del singolo condomino, che può, fra l’altro, godere dello sgravio Ecobonus al 65%.
Non si tratta di un intervento invasivo, ma calcoliamo di dover realizzare un foro nel muro per l’aspirazione del calore.
Sostituire il riscaldamento centralizzato: possibile.
Esaminiamo velocemente due ipotesi: condomino con sistema di riscaldamento centralizzato e condominio con riscaldamento indipendente.
In caso di sistema centralizzato, la soluzione più comunemente impiegata è quella della pompa di calore condominiale. In alternativa, se le caratteristiche del territorio e dell’edificio lo permettono, si potrà pensare di adottare un sistema geotermico o con estrazione di acqua di falda, estremamente efficiente.
Nel valutare l’opportunità o meno di installare un nuovo impianto centralizzato, teniamo sempre conto di alcuni fattori: costi alti, necessità di approvazione da parte di tutti i condomini, opere invasive. Raramente poi l’intervento potrà dirsi concluso con la semplice sostituzione del sistema. Per funzionare egregiamente, infatti, questi impianti hanno bisogno di un edificio perfettamente coibentato (dovremo quindi intervenire anche sul cappotto termico esterno) nonché di sistemi di distribuzione (termosifoni e termoconvettori) capaci di lavorare a temperature più basse.
Sostituire il riscaldamento autonomo: consigliato
La sostituzione della caldaia autonoma a gas con una Pdc è assolutamente fattibile, per non dire consigliata: entro il 2035, come da imposizioni UE, dovremo necessariamente abbandonare il gas come vettore per il riscaldamento, rendendo il passaggio alla Pdc inevitabile.
Cosa tenere in considerazione? Come prima, per l’installazione della Pdc avremo bisogno di un edificio ben coibentato, di spazio a sufficienza sul nostro balcone, di sistemi di distribuzione compatibili con la pompa di calore. Potremo mantenere i termosifoni, facendo lavorare la Pdc a temperature più alte, o installare dei termoconvettori capaci di lavorare anche con acqua a 40°C. Quest’ultima, pur essendo la soluzione più efficiente, prevede la sostituzione dei tubi nel muro, attività non sempre possibile.
Elimino il gas: aumentano i consumi elettrici?
L’introduzione di fornelli elettrici, piastre a induzione e pompe di calore porterà, inevitabilmente, ad un aumento del consumo di elettricità e dei costi in bolletta. La sostituzione resta comunque conveniente: il gas naturale è sempre più costoso e, contrariamente all’elettricità, non può essere autoprodotto.
L’ideale sarebbe associare la Pdc a un impianto fotovoltaico che fornisca energia; discorso abbastanza complesso da fare per un condominio. Solitamente, infatti, la superficie disponibile in condominio non è sufficiente a coprire il fabbisogno energetico delle varie unità abitative.
La soluzione cui tenderemo nei prossimi anni è la costituzione di piccole comunità energetiche, di cui abbiamo parlato più volte nel nostro blog. In una CE avremo più condomini ed edifici serviti da un piccolo impianto fotovoltaico a terra, capace di produrre energia solare più che sufficiente a coprire i consumi delle varie Pdc. Non si tratta di una soluzione astratta bensì del modello di autoconsumo che incontreremo più spesso in futuro, certamente da non sottovalutare.
In conclusione
Chi vive in condominio può decidere di abbandonare il gas in autonomia o, con un po’ di sforzo, coordinare l’intero palazzo per un intervento globale. Sicuramente l’occasione migliore per muoversi è quella del Superbonus 110%: oltre ai vantaggi economici, potremo affrontare, in una volta, tutti gli interventi necessari a rendere la Pdc realmente conveniente, assistiti da professionisti qualificati e dotati di una visione globale.
Siete pronti a fare a meno del gas in condominio?