Skip to main content

Non si tratta di una provocazione, ma di dati Istat. La stragrande maggioranza degli edifici scolastici italiani risale alla seconda metà del 900; la prima legge italiana sull’efficientamento energetico è datata 1976. Tornare al passo dei cugini europei richiederà sforzi notevoli: a separarci, infatti, c’è un divario tecnologico di mezzo secolo.

Un sei scarso in efficienza energetica

Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione, il 40% delle scuole italiane non ha ancora adottato alcun accorgimento per la riduzione dei consumi energetici.

A livello regionale, è il Veneto ad ottenere la pagella migliore, con quasi l’80% degli edifici scolastici già efficientati. Bocciate invece Emilia Romagna, Toscana, Calabria, Puglia e Sicilia, con performance molto al di sotto della media nazionale.

L’Agenzia Nazionale per l’Efficienza Energetica afferma che il 50% dell’energia usata per gli edifici scolastici viene dispersa a causa dell’inadeguatezza delle strutture.

Basti pensare che più del 62% delle scuole interpellate dichiara di non aver ancora introdotto infissi con doppi vetri. Solo il 23% del totale ha effettuato interventi di coibentazione del sottotetto; meno del 12% ha isolato l’edificio con un cappotto termico. La zonizzazione dell’impianto termico è attiva solo nel 35% dei casi; gli impianti di riscaldamento e i sistemi di illuminazione hanno già superato, in media, i 12 anni di attività.

Non è tutto. Nonostante più della metà delle scuole italiane abbia effettuato qualche intervento, le azioni intraprese si configurano come emergenziali, volte a risolvere problemi immediati. Mancano ancora strategia e visione d’insieme. Pochissime, insomma, stanno effettuano interventi che prendono in considerazione l’intero sistema edificio-impianto.

Come intervenire?

I piani nazionali per l’edilizia scolastica dovranno tenere conto del calo demografico in atto in questi anni.  Nel prossimo decennio registreremo una netta diminuzione della popolazione studentesca, dovuta al calo della natalità, con circa un milione di studenti in meno rispetto al 2022. La costruzione di nuovi edifici scolastici sarà, quindi, una rarità. La gran parte degli sforzi e dei fondi dovrà andare alla riqualificazione, ristrutturazione e ricostruzione di edifici esistenti.

L’ottimizzazione energetica del patrimonio scolastico passerà per l’individuazione degli edifici e degli interventi prioritari. Sulla base di un’accurata diagnosi energetica e sugli studi di fattibilità tecnico-economica, si potranno avviare interventi strutturali e impiantistici di varia natura:

  • Isolamento dell’involucro esterno dell’edificio (cappotto termico o facciata ventilata)
  • Coibentazione delle pareti perimetrali interne, dei vani non riscaldati, dei tetti e dei solai.
  • Installazione di nuovi infissi con doppi vetri
  • Installazione di schermature solari per limitare l’irraggiamento
  • Modifica e sostituzione degli impianti esistenti: installazione di una caldaia a condensazione, pompe di calore aria-acqua e VRF, impianti solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria e per il raffrescamento degli ambienti (solar cooling). Interventi di revamping e relamping per l’illuminazione, introduzione di impianti fotovoltaici con sistema di accumulo integrato. Per finire, impianti di ventilazione meccanica per aumentare la qualità dell’aria indoor.

Gli obiettivi

Per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea e dal “Piano Nazionale Integrato per il Clima e L’Energia” (PNIEC) per il prossimo decennio, dovremo:

  • Incrementare l’utilizzo di fonti rinnovabili, che devono passare dal 20% al 32% entro il 2030
  • Aumentare le performance a livello di efficientamento energetico, dal 20% al 32,5%
  • Dimezzare le emissioni di gas a effetto serra, raggiungendo il -40 %

I 200 milioni di euro stanziati dal governo nel 2021 basteranno a farci raggiungere gli obiettivi UE? Attendiamo nuovi dati per scoprirlo.