Le comunità energetiche non possono essere intese semplicemente come un modello alternativo di generazione e consumo di energia da fonti rinnovabili. I benefici delle comunità energetiche generati dall’autoconsumo collettivo vanno al di là degli obiettivi prefissati dalle direttive Europee e mirano a un confronto diretto con gli attori coinvolti.
Tutti i benefici delle comunità energetiche
La promozione delle Comunità Energetiche Rinnovabili in Italia impone una profonda trasformazione nelle procedure e nei metodi di approccio al tema energetico. Nei percorsi metodologici settoriali sul tema energetico la variabile territorio, finora trascurata, assume una nuova centralità. Gli interventi prefissati dalla Comunità Europea si configurano infatti come un vero e proprio confronto con i territori ed è in questa direzione che va indirizzata la ricerca energetica nei prossimi anni.
A partire da questa premessa, approfondiamo i benefici che le Comunità Energetiche possono generare:
- sulla rete elettrica e più in generale sul sistema energetico;
- all’interno delle comunità, evidenziando i benefici sociali derivanti dallo sviluppo di progetti collettivi;
- a livello ambientale e territoriale, in funzione della valorizzazione delle risorse a disposizione della comunità.
Da consumer a prosumer, i benefici elettro-energetici
I benefici alla rete elettrica sono quelli che possono essere banalmente immaginati. Dal punto di vista tecnico, le Comunità Energetiche Rinnovabili sono infatti degli aggregati di prosumer che agiscono collettivamente in progetti energetici locali.
Tali progetti possono includere la costruzione di nuovi impianti di generazione a fonte rinnovabile, la promozione di politiche di efficientamento energetico e di decarbonizzazione di settori come quello dei trasporti o del riscaldamento domestico e industriale, la fornitura di servizi di flessibilità al gestore della rete attraverso logiche di demande response, l’utilizzo coordinato di sistemi di accumulo e/o veicoli elettrici, eccetera.
Gli impianti di proprietà o detenuti dalle Comunità Energetiche devono essere sviluppati in prossimità degli utenti finali e la condivisione dell’energia deve avvenire tramite le infrastrutture di rete esistenti. Questo determina elevati livelli di autoconsumo, che possono portare a un minore stress della rete di distribuzione e a una riduzione dei picchi di potenza assorbita sia dalle cabine di trasformazione che dalla rete di trasmissione nazionale. L’abbassamento dei picchi di potenza aiuta a migliorare gli aspetti legati all’affidabilità delle reti, riducendo i guasti dei componenti dovuti al sovraccarico.
La rete deve essere in grado di accogliere tutta l’energia prodotta e renderla disponibile agli utenti in maniera non discriminatoria ed evitando l’insorgere di congestioni locali. La rete svolge dunque un ruolo fondamentale, specie nei contesti rurali dove è poco sviluppata, ma che rappresentano il bacino più ampio di sviluppo di progetti energetici di comunità.
Generare valore, i benefici sociali
Le comunità energetiche nascono per soddisfare in prima battuta le esigenze dei membri stessi della comunità. La massimizzazione dell’autoconsumo da fonti rinnovabili è certamente uno degli obiettivi da perseguire, ma non può essere l’unico e forse nemmeno quello prioritario. Ogni comunità è chiamata a produrre benefici in ambito sociale, ambientale e territoriale: lo scopo primario è quello di innescare innovazione sociale, di impegnarsi in un’attività economica con scopi non commerciali.
Nel momento in cui queste iniziative generano valore, questo può essere in parte utilizzato per remunerare la partecipazione economica dei soci, ma può essere usato soprattutto per fornire servizi ai membri, riducendo le bollette energetiche o per finanziare iniziative locali come:
- contrasto alla povertà energetica;
- progetti di istruzione;
- erogazione di servizi di welfare;
- supporto allo sviluppo locale.
I benefici ambientali
Le comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo nascono per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di maggior sfruttamento delle fonti rinnovabili e a una maggiore partecipazione degli utenti finali nel percorso di decarbonizzazione a livello europeo. Saranno circa 17,2GW la capacità rinnovabile attesa al 2030 derivante dall’attivazione di schemi di autoconsumo e CE. I benefici ambientali connessi a queste previsioni permetterebbero una riduzione di 47,1 milioni di CO2.
L’attivazione di questi schemi determina benefici anche a livello di singolo membro o socio coinvolto, con un maggiore engagement rivolto al corretto uso delle risorse energetiche e al rapporto con il proprio territorio e la propria comunità.