Il nostro cervello è attratto da tutto ciò che è familiare: di fronte a un problema noto, tendiamo a replicare le stesse soluzioni adottate in passato.
Una strategia lecita, che limita però il nostro pensiero creativo. Adottando solo procedure standardizzate, ci priviamo di tutta una serie di soluzioni fuori dagli schemi, non convenzionali quanto preziose.
A risolvere questo “vizio di forma” interviene il value engineering.
Cos’ è il value engineering
Il value engineering è un metodo volto a incrementare il valore di un dato prodotto, progetto o servizio. Potremmo definirlo come un processo creativo organizzato, il cui scopo è l’identificazione e l’eliminazione di tutti quei costi che non apportano qualità, longevità o vantaggi per il committente.
Il value engineering può essere applicato, con grande successo, in diversi ambiti di progettazione.
Per capire meglio il suo funzionamento, vi proponiamo un esempio. Immaginiamo di far parte di un team di ingegneri incaricati di progettare un collegamento tra le due sponde di un fiume. I processi tradizionali ci porterebbero a risolvere immediatamente il problema con la progettazione di un ponte, probabilmente simile a centinaia di altre strutture costruite in passato.
Funziona? Senza dubbio. È una soluzione che ha creato valore? Non necessariamente.
Non possiamo stabilirlo se prima non approfondiamo la definizione di valore.
Il valore in ingengneria
In ingegneria il “valore” è definito in funzione di due parametri: la funzione e il costo.
Con il termine funzione indichiamo la misura delle performance del prodotto/servizio/progetto; con costo, invece, quantifichiamo le risorse necessarie a soddisfare la funzione (materiali, attrezzi, tempi).
Secondo la formula Valore = Funzione/Costo, diremo che il valore è direttamente proporzionale alla funzione e inversamente proporzionale al costo.
In poche parole, il valore del progetto cresce all’aumentare della funzione e al diminuire dei costi.
Il processo di value engineering
Forti delle nuove conoscenze, proviamo ad applicare il processo di value engineering. Per farlo, coinvolgiamo i nostri stakeholder in un’analisi dettagliata in cinque fasi:
- informazione: raccolta di informazioni sul progetto e definizione degli obiettivi principali;
- analisi della funzione: Identificazione delle funzioni di progetto;
- creatività: individuazione di soluzioni alternative che soddisfino la funzione aggiungendo valore (più funzioni allo stesso costo, stesse funzioni ma costi inferiori);
- valutazione: organizzazione delle idee in una lista di poche opzioni;
- sviluppo: implementazione delle idee individuate.
L’importanza di definire le funzioni
Durante la fase due, quella dell’analisi della funzione, dovremo descrivere in maniera schematica le funzioni del progetto o del prodotto, utilizzando solo verbi e complementi.
Facciamo un esempio pratico: la funzione di un martello è quella di “applicare forza”, la funzione di un ombrello, invece, è quella di “riparare dalla pioggia”. Questa visione estremamente schematica della funzione permette di allontanarsi da qualsiasi idea precostituita e concentrarsi esclusivamente sulle necessità progettuali. La funzione di “riparare dalla pioggia”, infatti, può essere ottenuta progettando qualcosa di completamente diverso da un ombrello.
Concentrandoci sulla funzione e non sulla forma, ci apriamo ad una maggiore creatività e un più ampio ventaglio di possibilità.
Naturalmente, non tutte le funzioni hanno pari rilevanza. Durante la sessione distingueremo tra funzioni primarie, che non possono in alcun modo essere compromesse, e funzioni secondarie, ovvero accessorie.
Tornando all’esempio del ponte, le nostre funzioni potrebbero essere le seguenti:
PRIMARIE
- consentire il passaggio di 30.000 veicoli al giorno;
- ridurre all’1% il rischio di esondazioni.
SECONDARIE
- soddisfare i proprietari del terreno;
- preservare flora e fauna locali;
- garantire il passaggio dei pesci;
- essere esteticamente piacevole;
- durare a lungo.
Il valore di una sessione di value engineering
Citando le parole dell’ingegnere americano Lawrence D. Miles, pioniere del value engineering, possiamo affermare che “l’utilizzo del metodo in aree decisionali importanti, porta a una riduzione dei costi del 15, 25% senza nessuna riduzione del valore offerto ai clienti finali”.
I vantaggi non si esauriscono nel risparmio. Il value engineering permette di fare il proverbiale “passo indietro”; prendere le distanze e valutare il progetto da un punto di vista strettamente funzionale, stimolando il pensiero critico e laterale.
Diremo di più: la valutazione delle funzioni secondarie, assente in un processo di lavoro standard, abitua il progettista a ragionare in termini di sostenibilità, e a effettuare in autonomia valutazioni di natura ambientale e sociale.